Intervista al Presidente della Regione Veneto Luca Zaia
L'Ufficio Stampa del Global Campus of Human Rights ha avuto l'opportunità di chiedere al rieletto Presidente della Regione Veneto Luca Zaia di condividere le sue impressioni sulle attuali sfide in materia di educazione e diritti umani per la sua presidenza e per l'istituzione che rappresenta.
Come vede il futuro del mondo educativo/accademico a Venezia e nel Veneto per i prossimi anni?
Gli eventi degli ultimi mesi hanno cambiato molte cose e, per certi versi, non si potrà più prescindere dalle esperienze con cui la pandemia ci ha costretto a confrontarci. L’informatizzazione, i collegamenti telematici, la digitalizzazione dei processi si diceva che erano il futuro. Quel futuro è diventato di colpo il presente; per tutti, anche per coloro che ancora non ci credevano. La didattica e tutto il mondo accademico, in questo periodo di restrizioni varie legate al contagio, hanno trovato la loro ancora nell’insegnamento a distanza, nella possibilità di contattare i docenti e sostenere sia le lezioni sia gli esami via web. Questo ci ha messo di fronte alla necessità di trovare nuovi modi per tutelare e valorizzare le relazioni e i rapporti interpersonali che, soprattutto nell’età degli studi, sono essenziali e fondamentali. Ma ci ha calato in una realtà così massicciamente nuova, dalla quale si delineano nuovi modelli organizzativi destinati a caratterizzate sempre di più le università e delle istituzioni accademiche.
E la collaborazione tra istituzioni locali e internazionali? (Il Global campus of Human Rights ha posto come una delle mission più importanti per il futuro un radicamento più stretto e una maggiore sinergia con il territorio via Veneto Sostenibile)
La frequenza di corsi on line e la fruizione di servizi digitali oggi accorciano di molto le distanze anche in ambito internazionale; l’ateneo più lontano è raggiungibile con un clic. In questo quadro, gli scenari di collaborazioni e sinergie sono infiniti con una cascata di opportunità, soprattutto per il Veneto che da sempre è aperto sul mondo e tiene il passo con una tecnologia di avanguardia. E possiamo anche lasciarci andare ad una riflessione: si parla frequentemente di fuga di cervelli facendo passare ilmessaggio che da noi non c’è futuro e solo all’estero ci sono prospettive. L’esperienza all’estero per i giovani è assolutamente fondamentale anzi, a volte penso che nessun curriculum dovrebbe esserne privo. Ma ho anche l’impressione che si enfatizzi un contesto che oggi, proprio grazie i mezzi di collegamento e comunicazione un tempo inimmaginabili, è quasi domestico. La vera sfida per i prossimi anni è competere in campo internazionale senza perdere di vista il proprio territorio. Per questo invito i giovani a guardare all’estero in modo ragionato, ossia informandosi bene su cosa vanno a fare, su quanti hanno realmente successo, quanti tornano a casa, quanti lavano i piatti o quanti sono diventati direttori di qualcosa. Questo, perché il Veneto è competitivo a livello internazionale e, magari non lo conosciamo ancora, ma tra i nostri giovani, sicuramente ci sono le ragazze e i ragazzi che domani saranno imprenditori di successo, docenti universitari o professionisti affermati.
Il Global Campus of Human Rights collabora già da tempo con l’Università di Ca’ Foscari e con l’Università di Padova, in che modo nei prossimi anni le università venete dovranno fare rete per rispondere ai bisogni della società civile e del mondo del lavoro? In che modo la Regione Veneto darà il suo sostegno sul fronte finanziario e tecnico alle università e al loro network accademico?
Da sempre come Regione siamo impegnati a rafforzare la relazione del mondo dell’impresa non solo con le Università ma anche con la scuola secondaria per favorire l’occupazione secondo specifiche competenze e l’impiego di figure specializzate. Forte è anche l’impegno nel favorire la ricerca universitaria. Soltanto dal 2015 al 2018, sono stati messi a bando 14 milioni di euro per sostenere 450 giovani ricercatori. Nel 2018, con i fondi Fse, abbiamo finanziato 51 progetti di ricerca innovativa e di cooperazione interuniversitaria o tra mondo accademico e sistema produttivo, erogando 109 assegni di ricerca ad altrettanti ricercatori per un totale di 4 milioni di euro. Nel 2019 sono stati messi a disposizione altri 5 milioni per un nuovo bando rivolto a giovani laureati under 35 disoccupati per progetti che stimolino la cooperazione tra il sistema accademico e quello produttivo. Sottolineo, anche, che se il nostro modello sanitario si distingue da quello di altre realtà è per l’attenzione che abbiamo sempre manifestato per la formazione universitaria in questo ambito anche per compensare la carenza di specialisti frutto di una programmazione centrale poco attenta; ogni anno impieghiamo circa 10 milioni di euro per finanziare 90 borse di studio di specializzazione per giovani medici, aggiuntive a quelle già previste a livello nazionale. Tutto quello che la Regione può fare lo fa, non solo con finanziamenti, anche intervenendo come promotore e facilitatore di sinergie tra varie realtà; penso ad esempio al completamento del ciclo di insegnamento di Medicina e Chirurgia presso la sede di Treviso, grazie ad una convenzione che abbiamo firmato insieme all’Università di Padova e l’Azienda Ulss 2. Un grande obbiettivo raggiunto che definirei storico per quanto riguarda l’alta formazione universitaria: porterà la presenza di almeno 360 studenti complessivi dei vari anni accademici che diventeranno medici in un ambiente didattico e assistenziale altamente formativo e radicato sul territorio. Un vero modello di cosa può produrre la sinergia tra il nostro sistema universitario, le realtà locali e, nello specifico, il nostro modello sanitario.
Secondo Lei quale sarà invece per il mondo accademico la sfida più importante per i prossimi 5-6 anni sul fronte della didattica a livello regionale? Che tipo di skills le università dovranno essere in grado di “passare” ai loro studenti?
Oggi parlare di sfide significa uscire dalle conseguenze della pandemia e tornare a crescere nel settore economico e in ogni ambito sociale. Fino all’inverno scorso il Veneto vantava una situazione seconda solo al Trentino Alto Adige con il 6,6% di disoccupazione. Oggi la situazione è inquieta e si teme la perdita di 60.000 posti di lavoro. Ma la disperazione non è cosa di noi Veneti e come sempre ci buttiamo pancia a terra a lavorare per ripartire. Per noi il Veneto deve rimanere quella realtà fatta di 600.000 imprese e 150 miliardi di Pil. Ogni sforzo deve andare in questa direzione a sostegno di un tessuto produttivo che non nasce dal modello fordista della grande fabbrica ma da quello della piccola impresa. Una storia a cui è stata essenziale la grande innovazione perché i primi veri innovatori sono stati proprio i nostri imprenditori che con investimenti hanno fatto grande questa comunità e tutto il paese. Nessuna competenza è estranea a questa connotazione. E le relazioni in ambito internazionale saranno ancora più determinanti. La nostra realtà produttiva è connotata da forti rapporti con altri paesi; è pur vero che ciò la ha ulteriormente penalizzata per le difficoltà dei collegamenti insorta con l’epidemia ma è pur vero che non ci si salva da soli ed i rapporti reciproci saranno determinanti anche nella ripresa.
La collaborazione ventennale del Global Campus of Human Rights con l’Unione Europea ha portato a Venezia più di 6mila studenti da tutto il mondo. Come potrà essere per loro in futuro una città ancora più accogliente?
Venezia è una città internazionale per sua natura e definizione. Per estensione lo è tutta la regione che nella Serenissima ha il suo riferimento irrinunciabile dal punto di vista storico e culturale. Sicuramente gli studenti che in questi anni sono venuti nella nostra regione lo hanno constatato e apprezzato. Ma la vocazione cosmopolita di un territorio non si alimenta soltanto della sua storia, è una connotazione che va tenuta viva e coniugata con le sue tradizioni. Anche per questo abbiamo fortemente voluto e siamo riusciti a portare nel Veneto eventi di rilevanza mondiale come le Olimpiadi Invernali del 2026 e i mondiali di Sci del 2021, abbiamo ottenuto l’ottavo sito Patrimonio dell’Umanità Unesco della regione con le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene. Non si tratta solo di iniziative a livello turistico sono tutte iniziative a favore di rapporti e relazioni che si aprono al mondo. Sono messaggi concreti di una terra che è sempre stata ospitale e come tale vuole crescere.
Cosa chiediamo ai nostri giovani perché diventino cittadini consapevoli dei diritti umani e del loro futuro in una democrazia? E cosa lasciamo loro sul campo per aiutarli in questo percorso?
La pandemia in corso ha fatto emergere un grande senso di responsabilità soprattutto nei giovani. Sono tra quelli che maggiormente hanno pagato in restrizioni, limitazioni aggregative, contrazione della frequenza didattica o dell’attività sportiva. Ma il loro atteggiamento è stato in massima parte esemplare e degno di veri cittadini consapevoli. Dalla consapevolezza dei doveri nasce anche quella dei diritti e insieme sono una condizione essenziale per la giusta assunzione di responsabilità. Da questa assunzione di responsabilità da parte dei singoli si sviluppa quella di una collettività intera, la stessa che il Veneto chiede di dimostrare ottenendo l’Autonomia. Ho la certezza che è un obbiettivo che raggiungeremo; anche grazie alle capacità di cui i nostri giovani si dimostrano all’altezza.
Ci può lasciare un messaggio per docenti, alumni, studenti e staff del Global Campus of Human Rights?
Benjamin Rush, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti disse: Senza apprendimento gli uomini non saprebbero quali sono i loro diritti. Penso perciò che possa essere sempre occasione di grande riflessione condurre la propria vita professionale o di studio, magari anche solo per un periodo, in questa terra veneta che ha dato un modello istituzionale repubblicano millenario con la Serenissima, un insegnamento universitario tra i più antichi e prestigiosi in Italia e nel Mondo con Padova, e tutta insieme rappresenta una storia di impegno e promozione sociale grazie al lavoro.
Per ulteriori informazioni contattare l’Ufficio Stampa del Global Campus of Human Rights
Elisa Aquino – Alice D’Este – Giulia Ballarin
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